Manifattura modenese, con la collaborazione di un architetto attivo nel Palazzo Ducale di Modena
Trumeau, 1750
Legni di noce, castagno, ciliegio. Intarsi in radica di noce, bosso e legni di frutto. Interni in gattice, ciliegio e noce, maniglie in argento.
Walnut, chestnut, cherry. Inlay in walnut, boxwood and fruit woods. Interior in gattice, cherry and walnut, silver handles.
Bois de noyer, châtaignier, cerisier. Incrustations en racine de noyer, buis et bois de fruit. Intérieur en chatte, cerisier et noyer, poignées en argent.
Walnut, chestnut, cherry. Inlay in walnut, boxwood and fruit woods. Interior in gattice, cherry and walnut, silver handles.
Bois de noyer, châtaignier, cerisier. Incrustations en racine de noyer, buis et bois de fruit. Intérieur en chatte, cerisier et noyer, poignées en argent.
290 x 170 cm
114 1/8 x 66 7/8 in
114 1/8 x 66 7/8 in
La prima citazione scritta del mobile si trova nel testamento del 1787 di Pietro Bellentani di Carpi in cui viene descritto come "un burò di Venezia intresciato di noce con specchiera e sue chiavature", commissionato personalmente dalla signora sua consorte Maria Placidia Fabrici e pagato con soldi propri. Il trumeau è poi passato per eredità al figlio Giovanni Marco Bellentani che lo lasciò in eredità alla figlia Barbara avuta da Bianca Pio di Savoia.
Il mobile non è dotato di chiavi, fatta eccezione per quella della ribalta, ma possedeva due punzoni che attraverso un raffinato meccanismo chiudevano cassetti e segreti della parte superiore ed inferiore.
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