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COLLEGARE L'ARTE ATTRAVERSO
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è la sfida entusiasmante cui tutti gli espositori sono stati invitati.
Sfida accolta,
la nostra storia si concentrerà su un momento molto prolifico
della Scuola d'Arte Italiana a cavallo del XIX secolo.
Sotto il titolo
Dall'Accademia de' Pensieri all'Accademia della Pace.
Elaborando il potere figurativo del racconto scritto: dai testi antichi a Dante
presenteremo tre notevoli disegni di alcuni dei maggiori esponenti di questo momento artistico.
Felice GianiVincenzo Camuccini
Pelagio Palagi
Nell'ultimo quarto del Settecento le accademia private - nate in contrapposizione ai luoghi istituzionali di formazione artistica - rappresentano nello scenario artistico romano una realtà ben radicata, ma sfuggente per la dimensione privata che le contraddistingue. Tra queste si annovera l'Accademia de' Pensieri, fondata nel 1793 da Felice Giani nella sua abitazione di Palazzo Corea.
Più che una accademia nel senso tradizionale del termine, l'iniziativa di Giani si delinea come l'occasione di incontro di giovani artisti chiamati a cimentarsi su un medesimo tema in libere composizioni che sono poi commentate e discusse insieme da tutti i partecipanti alle gare.
Tra la "corona di talenti" che presenziano a queste adunanze si annovera Vincenzo Camuccini il quale punta a perfezionarsi sul piano dell'invenzione per conferire maggiore estro e forza espressiva alle proprie composizioni.
Della tipologia di questi elaborati, esclusivamente grafici, sono testimonianza Il piccolo Mosè getta a terra la corona del Faraone di Giani e l'Ecuba scopre il cadavere del figlio Polidoro di Camuccini, caratterizzati da una fervida immaginazione e dall'impiego di certe forzature formali che incrinano gli studiati equilibri del neoclassicismo più ortodosso e aprono la strada a incursioni nel territorio del "sublime".
La feconda esperienza dell'accademia di Giani trova un suo naturale proseguimento a Bologna con l'Accademia della Pace, nella quale ha luogo la formazione del giovane Pelagio Palagi.
Negli incontri che qui hanno luogo viene analizzata con attenzione la corrispondenza tra l'invenzione figurativa e il testo letterario da cui essa è ispirata. I soggetti selezionati sono attinti dall'Inferno di Dante e soprattutto dall'episodio del conte Ugolino, su cui Palagi medita in molte sue composizioni. L'inedito foglio qui presentato - di cui finora si conosceva il solo lucido conservato nel fondo Palagi in Archiginnasio a Bologna e una stampa tirata da Gallo Gallina nel 1822 - ne è sicuramente la testimonianza più compiuta del processo creativo ispirato alla vicenda dantesca al punto da essere stata quest'anno oggetto di puntuali riflessioni nel corso della mostra Dante. La visione dell'arte tenutasi presso i Musei di San Domenico di Forlì in occasione della celebrazione del settimo centenario della morte del sommo poeta.