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Quindi il ritratto si aggiunge al ristretto novero dei soli tre ritratti cardinalizi sino ad oggi noti con il porporato in posa eretta, mentre sono noti pochi altri ritratti cardinalizi, sempre in tela d’imperatore, ma con il cardinale seduto su un seggiolone da parata. Sono dunnque i ritratti di Flavio Chigi (Ariccia, Palazzo Chigi), Carlo Cerri (Londra, National Gallery) e Decio Azzolino (Berlino, Staatliche Museum).
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Tutti ritratti a destinazione museale, databili nel corso degli anni ’70 del secolo, come il presente. Questo ci indirizza anche nella non facile identificazione del personaggio, sicuramente da individuare nel gruppo di cardinali presenti a Roma tra il pontificato di Clemente IX Rospigliosi (1667-69) e quello di Innocenzo XI Odescalchi (1676-89), ma prima della partenza definitiva del pittore da Roma nel 1682.
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Probabilmente l’incisione fu desunta da una posa precedente, risalente al tempo della nomina avvenuta nel 1669, mentre il presente ritratto dovrebbe essere più avanzato di qualche anno, mostrando il prelato più maturo. Presumibilmente fu eseguito nel 1673, in occasione della nomina di Bonaccorsi a Legato Pontificio a Bologna da parte di Clemente X, dato l’abito ufficiale indossato.
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Bonaccorso Bonaccorsi nacque a Montesanto, diocesi di Fermo, il 23 luglio 1620, da una famiglia marchigiana originaria proprio di Montesanto (Potenza Picena), forse diramazione dei Buonacorsi di Firenze, distintasi nel XV secolo tra le famiglie nobili di Macerata. Conti di Castel S. Pietro, furono nobili di Bologna e accolti nell’aristocrazia romana da Benedetto XIV. La casata ebbe due cardinali, Buonaccorso e nel ‘700 Simone.Laureatosi in legge all’Università di Perugia, intraprese una rapida e fortunata carriera ecclesiastica, con la nomina a Referendario del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica e Chierico di Camera. Prefetto delle Armi e dell’Annona su incarico di Alessandro VII, maggiordomo del cardinale Flavio Chigi, fu Tesoriere della Camera Apostolica.Venne eletto cardinale diacono con dispensa, per non aver ricevuto gli ordini minori, da parte di Clemente IX il 29 novembre 1669 ed ebbe la nomina definitiva con il titolo di Santa Maria della Scala da parte di Clemente X il 27 marzo 1670. Fu nominato il 17 aprile 1673 dallo stesso papa Legato Pontificio a Bologna, ove morì il 18 aprile 1678 a 57 anni.È seppellito nella Basilica della Santa Casa a Loreto, in un monumento funebre progettato da Antonio Raggi, che eseguì anche il suo ritratto orante inserito nella nicchia.
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Jacob Ferdinand Voet, detto “monsù Ferdinando” o “Ferdinando de’ ritratti” (Anversa 1639 – Parigi 1689), è stato per eccellenza il ritrattista alla moda della Roma tardo-barocca, tra il pontificato Rospigliosi (1667 - 1669) e gli inizi del pontificato Odescalchi (1676-1685), affermandosi poi come specialista di spicco nell’Europa del Grand Siécle per la sua produzione internazionale.
La fama del pittore fu favorita dalla creazione delle “Gallerie delle Belle”, cioè le raccolte di volti delle più fascinose dame romane: dalla serie nata per i Chigi nel 1672 e ispirata dalle sorelle Mancini, a quelle prodotte, replicando, integrando o variando gli originali, per i Colonna, i Savoia, i Massimo e altre celebri casate italiane.
Tra il 1682 e il 1684 si stabilì in Piemonte ove lavorò per i Savoia e l’aristocrazia sabauda. Visse l’ultima parte della sua vita in Francia, eseguendo numerosi ritratti di personaggi della Corte. Egli divenne “pittore di Sua Maestà Cristianissima”, ma la sua carriera in ascesa fu interrotta dalla morte improvvisa avvenuta a Parigi il 26 settembre 1689, nella sua casa di quai de Guénégaud presso il Pont Neuf.