• Ignoto finora agli studi e al mercato dell’arte, questo elegante ritratto di gentiluomo costituisce un’importante aggiunta al catalogo del più...

    Ignoto finora agli studi e al mercato dell’arte, questo elegante ritratto di gentiluomo costituisce un’importante aggiunta al catalogo del più noto ritrattista della scuola pittorica bolognese di XVI secolo: Bartolomeo Passerotti.

    Chi è il personaggio ritratto?

  • Un elemento in particolare balza all’occhio oltre al brillio serico delle preziose vesti, di un biancore lunare quasi algido, ed... Un elemento in particolare balza all’occhio oltre al brillio serico delle preziose vesti, di un biancore lunare quasi algido, ed...

    Un elemento in particolare balza all’occhio oltre al brillio serico delle preziose vesti, di un biancore lunare quasi algido, ed è la preziosità della cotta metallica indossata dal personaggio.

    Una cotta argentata guarnita di raffinati polsini dorati; simile pregevolezza sembra volere celebrare l’abilità di un valente spadaccino.

    Che sia il ritratto di un vittorioso campione di giostre?

  • Sulle tracce di una pista aperta da queste semplici osservazioni, un tentativo di identificazione del personaggio si può tuttavia azzardare grazie anche ai preziosi suggerimenti offertici dal Signor Mario Scalini, che qui ringraziamo sentitamente, allorché presentammo per la prima volta il dipinto a Firenze alla Biennale Internazionale di Palazzo Corsini (settembre 2022).

  • A convincerci di questa possibilità, è soprattutto il gesto fatto con la mano sinistra dall’ignoto personaggio, il cui indice puntato...

    A convincerci di questa possibilità, è soprattutto il gesto fatto con la mano sinistra dall’ignoto personaggio, il cui indice puntato verso l’alto, come osservava acutamente il Signor Scalini, testimonia le doti oratorie o pedagogiche dell’uomo.

  • Che si tratti allora del ritratto di un maestro di scherma, celebrato per le sue prodezze e la sua abilità?... Che si tratti allora del ritratto di un maestro di scherma, celebrato per le sue prodezze e la sua abilità?... Che si tratti allora del ritratto di un maestro di scherma, celebrato per le sue prodezze e la sua abilità?... Che si tratti allora del ritratto di un maestro di scherma, celebrato per le sue prodezze e la sua abilità?...

    Che si tratti allora del ritratto di un maestro di scherma, celebrato per le sue prodezze e la sua abilità?

    Forse si tratta di un ritratto, postumo, del bolognese Achille Marozzo (1484/1553)?

    Il più importante maestro della “Scuola Bolognese” di scherma nonché padre fondatore della scherma italiana e autore nel 1536 di un trattato di notevole successo, l’Opera Nova chiamata Duello, e, stando almeno alle fonti storiche, tra i pochi combattenti a non essere mai stato sconfitto in duello (!).

  • Marozzo fu scolaro del celebre maestro bolognese Guido Antonio di Luca ed ebbe a condiscepoli due tra i più famosi... Marozzo fu scolaro del celebre maestro bolognese Guido Antonio di Luca ed ebbe a condiscepoli due tra i più famosi...

    Marozzo fu scolaro del celebre maestro bolognese Guido Antonio di Luca ed ebbe a condiscepoli due tra i più famosi capitani del Cinquecento, Giovanni dalle Bande Nere – padre di Cosimo I de’ Medici – e il conte Guido Rangoni, valoroso capitano pontificio e famoso duellante – nonché la persona a cui Marozzo dedicherà il suo trattato.

  • Messosi in proprio, aprì a Bologna una scuola di scherma lungo il Canale di Reno nei locali ottenuti dai frati...

    Messosi in proprio, aprì a Bologna una scuola di scherma lungo il Canale di Reno nei locali ottenuti dai frati dell’Abbadia (l’ex Chiesa dei Santi Naborre e Felice – oggi annessa all’Ospedale militare) nella medesima contrada, in “cappella Sancti Felicis” – la contrada di via San Felice appunto – ove egli pure risiedeva.

  • Un’ipotesi identificativa affascinante, che ancora è in cerca di conferme.

    Due altri punti sembrano tuttavia indicarci l’ipotesi come corretta.

  • A ben guardare, l’elsa di una daga o di un pugnale spunta da dietro il fianco destro della figura. Indizio... A ben guardare, l’elsa di una daga o di un pugnale spunta da dietro il fianco destro della figura. Indizio... A ben guardare, l’elsa di una daga o di un pugnale spunta da dietro il fianco destro della figura. Indizio... A ben guardare, l’elsa di una daga o di un pugnale spunta da dietro il fianco destro della figura. Indizio...

    A ben guardare, l’elsa di una daga o di un pugnale spunta da dietro il fianco destro della figura. Indizio importante quest’ultimo poiché pare che il Marozzo avesse grande rinomanza proprio per la tecnica del duello eseguita a due armi con spada e daga o spada e pugnale. Una competenza che trasmise a posteri anche attraverso il suo trattato avendo migliorato in efficacia le pose di assalto e di difesa.

  • L’altro punto è la seta delle vesti, di un biancore cangiante, quasi abbagliante.

    Oltre a dirigere la sua scuola di scherma, il Marozzo possedeva e gestiva un opificio per la lavorazione della seta.
    Il 9 giugno 1531, il comune di Bologna concede a “Achilli de Marociis quondam Ludovici artis gladiatorie magistro” il permesso di edificare un mulino per estrarre due once e mezzo d’acqua dal canale del Reno – nei pressi appunto della casa e della sua scuola – con la finalità di alimentare un filatoio costruito nella propria abitazione.

    Oltre a dirigere la sua scuola, dunque, il Marozzo reinvestiva le sue rendite di maestro schermidore nella produzione tessile di questo filato prezioso; una fonte di reddito certo non secondaria.

  • All’attento lettore non sarà sfuggito un passaggio preciso nel nostro scritto.

    Si indica il ritratto come un ritratto postumo di Achille Marozzo.

    Alla morte del Marozzo, nel 1553, Bartolomeo Passerotti aveva giusto 24 anni, il referto stilistico porta, tuttavia, a datare il dipinto sul 1570 e il 1575.

    Come spiegare questo divario?

    Niente di così sbalorditivo o stupefacente, non sarebbe infatti un caso isolato nella produzione nota del Passerotti.

    Ritrattista conteso da tutte le principali famiglie nobili bolognesi, per molte di queste, egli si occupò di produrre ritratti postumi degli antenati sulla base di dipinti più antichi esistenti, per collocarli nelle gallerie degli avi o degli uomini illustri tanto in voga all’epoca.

    Un esempio per tutti, la serie dei ritratti di Filippo, Ovidio, Lattanzio e Gaspare Bargellini (Bologna, Museo Davia-Bargellini); dei quattro ritratti solo il penultimo fu condotto probabilmente dal vero, mentre invece quello di Gaspare fu realizzato post mortem.

  • La posa avvitata e manierata della figura, il punto di vista in un leggero di sotto in sù, secondo una prospettiva contraria a quella più tipicamente usuale del Passerotti, appaiono come elementi di stile più tipici della ritrattistica di primo ‘500, sul 1530 circa per esempio.

    Che questo dipinto sia stato commissionato da qualche nobile discepolo del Marozzo in memoria del suo illustrissimo maestro?

  • Che il dipinto sia eseguito dall’altrettanto grande Bartolomeo Passerotti non v’è dubbio alcuno; un confronto col bellissimo Ritratto del medico...

    Che il dipinto sia eseguito dall’altrettanto grande Bartolomeo Passerotti non v’è dubbio alcuno; un confronto col bellissimo Ritratto del medico Carlo Fontana, riferibile agli stessi anni, è da solo sufficientemente eloquente.

     

    Davide Trevisani